venerdì 9 maggio 2008

Artrite reumatoide

Incidenza e caratteristiche:
Le donne sono colpite più degli uomini (rapporto 3:1). E’ una malattia frequente: circa lo 0.6% della popolazione in Italia è colpita da AR. E’ una malattia che, se non curata, induce invalidità conseguente alla perdita della capacità di usare le articolazioni.
In alcun soggetti sono colpiti organi ed apparati non scheletrici (cute, occhio, polmone, rene, cuore). L’infiammazione cronica e sistemica dell’AR induce un invecchiamento precoce del sistema cardio-vascolare. Ciò è responsabile della riduzione dell’aspettativa di vita dei soggetti portatori di AR.
Colpisce ogni età evolutiva, ma il picco d’incidenza massimo è tra i 35 e 50 anni.
La causa non è conosciuta, la genesi della malattia è probabilmente multifattoriale
Si ritiene che esista una predisposizione genetica allo sviluppo della malattia (terreno genetico predisponente). Le caratteristiche genetiche di questi soggetti li predispongono ad una alterata risposta immunitaria a taluni agenti ambientali (virus, batteri, ecc.), con innesco di reazioni infiammatorie a catena, non controllate dallo stesso sistema immunitario.
Numerose sono le alterazioni della risposta immunitaria e l’anomala attivazione delle cellule T-helper nella membrana sinoviale ha un ruolo centrale. Queste cellule riconoscono le molecole estranee (antigeni) in associazione a molecole proprie (HLA) presentate dalle cellule deputate a questa funzione. Questo riconoscimento associativo tra “proprio” ed “estraneo” induce l’attivazione dei linfociti T-helper che sono in grado di proliferare e di produrre fattori solubili (interleuchine o citochine) che regolano la funzione di numerose altre cellule (linfociti B, che producono anticorpi, monociti, linfociti citotossici, linfociti soppressori…). Si innesca cioè in tutta la sua potenza la riposta immunitaria all’antigene.
Nei soggetti portatori di Artrite Reumatoide sono state individuate numerose particolarità genetiche nel sistema HLA, del repertorio recettoriale dei linfociti T, dei meccanismi di liberazione della produzione di citochine.
 L’alterata risposta immunitaria conduce ad infiammazione sinoviale con conseguente proliferazione cellulare (panno sinoviale). Il panno sinoviale, ricco di enzimi proteolitici, intacca la cartilagine articolare distruggendola.
 Sintomi e Diagnosi:
Le caratteristiche di esordio e di evoluzione dell’AR sono molto diverse tra i soggetti colpiti. Ogni malato, si può dire, ha la sua malattia. Tuttavia a prescindere dalle particolarità di ogni singolo individuo, si possono descrivere sintomi e segni comuni. Ne citiamo alcuni della fase precoce: Dolore alle mani e prolungata (oltre 1 ora) che si riduce col movimento e riscaldamento delle articolazioni. Febbricola, malessere e astenia non sono infrequenti.
La diagnosi nelle fasi iniziali della malattia è squisitamente clinica. Non esistono esami di laboratorio che possano fare, da soli, diagnosticare l’AR. La concomitante presenza di questi sintomi e segni permette la diagnosi con significativa specificità e sensibilità.
Sono pochi gli esami di laboratorio e strumentali richiesti e conseguentemente scarsi i costi necessari alla convalida della diagnosi.
Il Fattore Reumatoide (FR) può essere rilevato nel siero di soggetti senza AR. Si tratta di un anticorpo, generalmente di isotipo IgM (meno frequentemente può essere IgG) , è rilevabile in circa il 70% dei casi di AR; all’esordio solo la metà dei pazienti presenta il fattore AR e può essere osservata in un ulteriore 20% dei pazienti nel corso del primo anno di malattia.
Si osservano alterazioni anatomiche delle articolazioni osservabili mediante radiografia convenzionale.
Terapia:
Considerando che l’AR è una malattia cronica, perdurante cioè per l’intera vita, capace di alterare seriamente la funzione articolare, è chiaro che i provvedimenti da prendere dovranno essere articolati su più piani.
a)                  Informazione del paziente: Revisione del suo stile di vita. Consigliabile un sano regime di vita, includente un’attenzione alla dieta (evitare il sovrappeso) , alle abitudini voluttuarie (fumo, alcool).
b)                  Fare una ginnastica di mantenimento (fisiocinesiterapia), mantenersi in forma e volgere un’attività fisica non logorante le articolazioni (ideale il nuoto in piscina, sconsigliato invece il tennis)
c)                  Farmaci Anti-Infiammatori Non Steroidei (FANS) e Corticosteroidi. Sia i FANS che i cortisonici sono di certo in grado di attenuare , o correggere anche completamente in certi casi, lo stato infiammatorio articolare, ma non sono in grado di modificare per nulla l’evoluzione della malattia. Hanno comunque un ampio uso, specie per superare sintomatologie particolarmente acute.

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