Presenza di aria nella cavità pleurica. Il pneumotorace viene distinto in spontaneo, traumatico o terapeutico. Cause di pneumotorace spontaneo sono tutte le affezioni polmonari che provochino rottura degli alveoli nello spazio pleurico (bolle di enfisema, caverne polmonari, asma bronchiale). La rottura degli alveoli nello spazio pleurico pone quest’ultimo in diretta comunicazione con l’albero tracheobronchiale e vi permette l’ingresso dell’aria inspirata. Cause di pneumotorace traumatico sono ferite o perforazioni della parete toracica, con ingresso dell’aria dall’esterno. Il pneumotorace terapeutico (di Forlanini) un tempo veniva usato per indurre il collasso di caverne tubercolari che si producevano nel parenchima polmonare e facilitarne la guarigione. Da ricordare il pneumotorace spontaneo idiopatico, che colpisce perlopiù i giovani, per rottura nel cavo pleurico di una bolla di enfisema formatasi nei pressi di una cicatrice tubercolare. Normalmente la pressione nel cavo pleurico è inferiore rispetto a quella atmosferica. Questa pressione pleurica negativa è essenziale per mantenere il polmone in condizioni di espansibilità. In corso di pneumotorace, l’aria penetrata nel cavo pleurico annulla la normale differenza di pressione e provoca il collasso del polmone
Se la pressione pleurica non solo eguaglia, ma anche supera quella atmosferica, oltre al collasso polmonare si ha anche uno spostamento laterale degli organi mediastinici, con grave compromissione funzionale, simile alla sindrome mediastinica (vedi mediastinica, sindrome).
Sintomi di pneumotorace sono il dolore, la dispnea e l’insufficienza respiratoria. L'urgenza e il tipo di trattamento più indicato sono in rapporto al grado di collasso polmonare, allo stato di ossigenazione, alla pressione intrapleurica e alla presenza o meno di ripercussioni sul sistema cardiocircolatorio.
In presenza di un collasso polmonare superiore al 15-20% si deve provvedere al posizionamento di un drenaggio toracico, collegato con aspiratore; tale tubo non deve essere rimosso prima di 48 ore e comunque prima che il polmone non sia rimasto "a parete", anche dopo la provvisoria chiusura del drenaggio stesso.
Recidive si verificano in circa il 50% dei casi, e a tal scopo sono utili l'astensione dal fumo, evitare la pesca subacquea e i voli non pressurizzati. In caso invece di almeno tre recidive, oppure di non risoluzione del quadro col semplice drenaggio, o infine in presenza di pneumotorace bilaterale, si dovrà ricorrere al trattamento chirurgico.
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