venerdì 28 marzo 2008

1944- Avery; Mc Leod e McCarty: il fattore trasformante è il DNA

Nel 1928 Fred Griffith aveva pubblicato uno studio su differenti ceppi di Pneumococcus. Due in particolare, S e R, sembravano differenti, le colonie S davano colonie con una superficie liscia mentre le colonie R davano colonie di aspetto rugoso. Le colonie S erano lisce perché ciascun batterio ha una parete di carboidrati che protegge i batteri S dalle risposte immunitarie dell’ospite rendendo molto infettivo il ceppo S. Il ceppo R è privo di parete e non è infettivo. Griffith aveva trovato che topi iniettati con il ceppo S contraevano la polmonite e morivano nel giro di pochi giorni. Topi iniettati con il ceppo R non si ammalavano di polmonite. (Griffith aveva notato che potevano essere coltivati differenti ceppi di Pneumococcus da un paziente.) Cominciò a domandarsi se un ceppo potesse cambiare in un altro e per testare questa sua idea fece una serie di esperimenti usando i ceppi R e S. Dapprima Griffith scaldò le colture S per uccidere i batteri. Come immaginato, quando iniettò nei topi i batteri uccisi non si produsse infezione. A questo punto Griffith coiniettò nei topi i batteri S uccisi con il calore con batteri R vivi e, sorprendentemente, il topo contrasse polmonite e morì. Sempre più sorpreso Griffith potè isolare ceppi S vivi dal topo. E queste colture potevano infettare altri topi. Il ceppo S coltivato da un topo infetto rimanevano attive, mostrando che il cambiamento era stabile ed ereditato.Griffith concluse che alcuni “principi” venivano trasferiti da un batterio ucciso S al ceppo R. Il principio trasformava i batteri R negli infettivi S a parete liscia.

Quando Oswald Avery lesse i risultati di Griffith insieme a Colin Mac Leod e Maclyn McCarty cominciò una serie di esperimenti usando una provetta al posto del topo.Usarono detergente per lisare le cellule S uccise dal calore e quindi usarono il lisato per gli esperimenti di trasformazione. La provetta funzionava bene mostrando che il lisato delle cellule S uccise poteva cambiare R in S. Il principio trasformante era qualcosa nel lisato. Avery, Mac Leod e McCarty testarono ciascun componente del lisato per l’attività trasformante. Dapprima incubarono il lisato delle cellule S uccise con un enzima, SIII, che rosicchia completamente la parete di zucchero. Testarono quindi la capacità trasformante dei lisati privi di parete così ottenuti.Questi lisati mantenevano la capacità trasformante. Poi incubarono gli estratti S privi di parete con enzimi proteolitici, la tripsina e la chimotripsina, e testarono questo lisato per la capacità trasformante.Ancora questi lisati senza proteine mantenevano la capacità trasformante, si dedusse quindi che il principio trasformante non era una proteina. Mentre stavano testando e purificando il lisato, il DNA precipitò in alcool, Avery, Mac Leod e McCarty furono i primi ad isolare gli acidi nucleici da Pneumococcus. Dal momento che il principio trasformante non era lo zucchero e non era una proteina, sospettarono che potessero essere uno degli acidi nucleici. Dissolsero il precipitato in acqua (esperimento in laboratorio) e testarono la capacità trasformante della soluzione. Per primo distrussero RNA usando un enzima RNasi e questa soluzione manteneva la capacità trasformante, quindi l’RNA non poteva essere il principio trasformante. Restava nella provetta DNA puro, e come test finale incubarono la soluzione con un enzima DNasi e testarono questa soluzione per la capacità trasformante: la soluzione era incapace di trasformare. I tre scienziati conclusero che il DNA era il principio trasformante e pubblicarono i risultati nel 1944.

giovedì 27 marzo 2008

I Classico A: Assegno Di Biologia Per Venerdì 28 Marzo

22.1 Le Difese Dell'Organismo
22.2 Le Barriere Esterne
22.3 Le Difese Non Specifiche

Leggere da pagina 409 a pagina 411.

Domande compito di genetica

1. Meccanismo del processo di trasporto attivo attraverso la membrana: come avviene e quali sostanze ne sono interessate
2. Funzioni della membrana plasmatica
3. Struttura e funzione dei ribosomi
4. Eseguire il seguente incrocio: AaBB x AABB .
5. Eseguire il test cross con semi di pisello di fenotipo liscio
6. Descrivere la situazione cellulare in anafase della meiosi I
7. Scrivere i gameti a partire da un genotipo a scelta contenente geni associati (in assenza di crossino over)
8. Cosa è il crossing over? Che tipo di vantaggio apporta?
1. Meccanismo del processo di osmosi attraverso la membrana plasmatica
2. Struttura e funzione dei mitocondri
3. Funzione dell’RNA (i tipi di RNA che conosci) all’interno della cellula
4. Eseguire il seguente incrocio: AaBb X AABb
5. Interpretazione di Mendel della F2 dell’esperimento con i monoibridi
6. Funzione del fuso mitotico
7. Cosa sono i cromosomi sessuali? Cosa succede , in termini ereditari, se una mutazione altera il cromosoma X?
8. Cosa è una mappa genica? Come sono state ottenute le prime mappe?

lunedì 17 marzo 2008

I Classico A: Assegno Di Biologia Per Giovedì 27 Marzo (Compiti Per Le Vacanze)

18.6 Il Sistema Linfatico - 18.7 Vasi Linfatici E Organi Linfoidi
Studiare pagine 370-371.

Facoltativo
Le Malattie Cardiovascolari:studiare pagina 369.

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17.1 I Muscoli Scheletrici E Mimici
17.2 Classificazione Dei Muscoli In Base Al Movimento
17.3 L'Organizzazione Interna Del Muscolo
17.4 La Contrazione A Livello Molecolare
17.5 La Comunicazione Tra Muscoli E Neuroni
Studiare da pagina 348 a pagina 354.

Facoltativo
Si considera facoltativo l'apprendimento mnemonico dei nomi dei vari muscoli a pagina 348 (Figura 1).

IL SISTEMA LINFATICO

L'apparato linfatico può essere definito come parte specializzata del sistema circolatorio. È costituito anch'esso da un liquido (la linfa) che circola in un circuito di vasi (linfatici), simili alle vene e con valvole a nido di rondine, e che al termine del suo percorso viene riversato nel sangue attraverso la vena cava superiore.

Sistema linfatico
La circolazione della linfa differisce dalla circolazione sanguigna in quanto i vasi linfatici non formano un circuito chiuso, ma un sistema a senso unico che inizia a fondo cieco dagli spazi intercellulari dei tessuti di molti organi del corpo. Per questo motivo la composizione chimica della linfa varia a seconda dei tessuti e degli organi in cui si trova (per esempio la linfa che si forma durante la digestione contiene un ricco contenuto di sostanze grasse, differenziandosi quindi dalla linfa che si forma a digiuno). Generalmente ha una composizione simile a quella del plasma sanguigno, con la presenza di globuli bianchi. In effetti la linfa si forma a livello dei capillari arteriosi, dalle cui pareti trasuda il plasma per effetto della pressione arteriosa e si diffonde nei piccoli spazi fra le cellule. In questo liquido interno avvengono gli scambi di cessione delle sostanze nutritive e la raccolta di quelle di rifiuto che raggiungeranno la circolazione sanguigna in due modi:
una parte viene riassorbita dai capillari venosi per effetto della pressione osmotica proteica (proteine all'interno dei capillari) e rientra quindi nel torrente circolatorio sanguigno.
Un'altra parte viene raccolta invece dai capillari linfatici le cui estremità a fondo cieco assorbono il liquido direttamente negli spazi interstiziali esistenti fra i capillari sanguigni e le cellule. Da una fitta rete di capillari linfatici, la linfa passerà attraverso vasi di calibro maggiore e transiterà lungo il suo percorso nei gangli linfatici (ghiandole linfatiche) nei quali verrà filtrata e purificata da germi patogeni e altre particelle di rifiuto.
Nella parte sinistra del corpo, i vasi linfatici confluiscono in una dilatazione chiamata cisterna del chilo (o di Pequet) dalla quale prende origine un grande vaso linfatico, il dotto toracico, che sfocia nella vena succlavia sinistra.
Nella parte destra del corpo la linfa viene invece raccolta dal grande dotto linfatico che sfocia nella vena succlavia destra.


1.Funzioni del sistema linfatico

Capillari linfatici
Trasporto e difesa, sorveglianza immunologica: purificazione della linfa, produzione e circolazione dei linfociti.
Mantenimento dell'ambiente idrico interno e drenaggio di liquidi eccedenti nei tessuti.


Nodo linfatico - Linfa
Trasporto e scambio di sostanze nutritive e di rifiuto, trasporto di leucociti nei vasi (capillari) linfatici
Nodo linfatico
Filtrazione e purificazione da particelle di rifiuto e agenti infettivi, eliminazione di microrganismi patogeni e cellule maligne. Produzione di linfociti e sede dello stadio finale di maturazione di alcuni lifonciti e monociti.

Ghiandole linfatiche ascellari
Le ghiandole linfatiche sono presenti in diverse aree del corpo, abbondanti soprattutto nel collo (gruppo sottomascellare e gruppo cervicale superficiale) e ascelle (gruppo ascellare). Gruppo inguinale è attraversato dalla linfa proveniente dagli arti inferiori e dai genitali esterni. Presenza importante nella zona dell'intestino e del torace.




2.Organi specializzati del sistema linfatico

Tonsille, timo e milza,(appendice).



2.1 Tonsille


Sono costituite da tessuto linfoide che forma un anello protettivo nella mucosa della cavità buccale e a livello della faringe. Si distinguono in Tonsille palatine, tonsille faringee e tonsille linguali. Servono come prima linea di difesa dall'esterno, proteggono dai batteri che possono invadere i tessuti attorno agli orifizi delle cavità nasale e orale.



2.2 Timo(non presente sulla dispensa)


Organo centrale primario del sistema linfatico situato nel mediastino che si estende dal collo, in corrispondenza del margine inferiore della ghiandola tiroide, fino alla quarta cartilagine costale. È un organo che adempie alle sue funzioni già prima della nascita (come sede di formazione di linfociti), nell'infanzia fino alla pubertà dove raggiunge la sua massima grandezza per poi ridursi in un processo di atrofizzazione nell'età adulta. Ha un colore grigiastro nel bambino che poi diventa giallastro nell'adulto quando il tessuto linfoide viene rimpiazzato dal grasso. Svolge un ruolo importante nei meccanismi immunitari. Secerne diversi fattori, tra cui la Timosina, che controllano la differenziazione dei linfociti nelle loro trasformazioni in vari tipi di cellule T.



2.3 Milza


Ematoma splenico (milza)
È situata nella cavità addominale, al di sotto del diaframma, sopra il colon discendente e ed esternamente al fondo dello stomaco e al rene di sinistra. È un organo linfoide che può essere considerato come un voluminoso ganglio linfatico dove vengono prodotti leucociti non granulari: Linfociti, Monociti, Plasmacellule. Ha diverse funzioni:
Difesa: eliminazione per fagocitosi dei microrganismi presenti nel sangue durante il passaggio attraverso i sinusoidi della milza ? cellule reticoloendoteliali (macrofagi).
Emolisi: I macrofagi dei sinusoidi inoltre rimuovono dal sangue anche i globuli rossi invecchiati e la piastrine imperfette. Scindono dagli eritrociti distrutti le molecole di emoglobina, ricavandone ferro e globina che vengono riportate nel torrente sanguigno per essere utilizzate successivamente dal midollo osseo e dal fegato.
Riserva: La milza può accumulare un considerevole volume di sangue al suo interno (nei seni venosi).

domenica 16 marzo 2008

I Classico A: Assegno Di Biologia Per Lunedì 17 Marzo

18.4 La Circolazione - 18.5 Il Sangue
Studiare da pagina 363 a pagina 368.

I Classico A: Assegno Di Biologia Per Sabato 15 Marzo

18.2 Il Cuore - 18.3 I Vasi Sanguigni
Studiare da pagina 358 a pagina 361.

12.3.3 Il Tessuto Muscolare
Studiare da pagina 285 a pagina 286.

Facoltativo
La Pressione Sanguigna: pagine 361-362.

giovedì 13 marzo 2008

I Classico A: Assegno Di Biologia Per Venerdì 14 Marzo

15.5 La Vista
Studiare da pagina 326 a pagina 329.

18.1 L'Apparato Circolatorio
Pagina 358.

mercoledì 12 marzo 2008

CONSIGLI PER IL COMPITO DI GENETICA

1- Saper scrivere bene la struttura degli organelli cellulari
2- Struttura e funzione sono sempre collegati: saper riconoscere questo collegamento
3- I processi di trasporto sono processi chimici e quindi rigorosi, la loro descrizione deve essere accurata e non sommaria
4- Mendel: a memoria i due esperimenti con la notazione in lettere della genetica (Gg, Ll,,,)
5- Fare chiarezza sul collegamento tra ciò che pensava Mendel e la teoria cromosomica dell'ereditarietà
6- Esercizi di genetica: fare più volte quelli già svolti in classe

BUON LAVORO

domenica 9 marzo 2008

L'ANTIMATERIA: SCIENZA E NON FANTASCIENZA

Tutto ciò che sta attorno a noi è composto di atomi: la Terra, l'aria, l'acqua, i nostri corpi ecc. A loro volta gli atomi non sono indivisibili, ma sono formati da costituenti ancor più piccoli: protoni, neutroni ed elettroni. Tutte queste particelle sono caratterizzate da una serie di proprietà fisiche, che in sostanza descrivono come queste interagiscono tra di loro e con le altre particelle. Ad esempio, protoni ed elettroni sono caratterizzati da una carica elettrica che misura l'intensità della loro interazione elettrica. Al contrario, il neutrone, come dice il nome, non è elettricamente carico e non interagisce elettricamente (quindi, non ha carica elettrica).
Sono tante le proprietà che possono distinguere le diverse particelle: alcune hanno dei nomi bizzarri, come lo spin, il sapore, il colore, la stranezza, e molte altre ancora (il significato di queste espressioni è completamente diverso da quello comunemente utilizzato nella lingua parlata). Infine, ogni particella è dotata di una massa (che può al limite essere nulla, come nel caso del fotone, la particella di cui è costituita la luce).

Una particella è dunque caratterizzata da una serie di proprietà. Ebbene, in Natura esiste per ogni particella una corrispondente antiparticella, ovvero una particella con la medesima massa della corrispondente, ma con tutte le altre proprietà uguali in modulo e opposte in segno. Ad esempio, l'antiparticella dell'elettrone (detta positrone) ha carica elettrica positiva uguale in modulo a quella dell'elettrone. L'antiparticella del protone, detta antiprotone, ha invece carica elettrica negativa. Proseguendo con gli esempi, alcune particelle esotiche dotate di stranezza ad esempio pari a +1, hanno le rispettive antiparticelle con stranezza pari a -1. Una particella che ha tutti le proprietà pari a zero (ad esempio il fotone) è di fatto indistinguibile dalla propria antiparticella.

Si dice antimateria tutto ciò che è costitutito da antiparticelle. Antimateria e materia non possono mai venire in contatto tra loro, altrimenti si verifica il fenomeno dell'annichilazione: particella e antiparticella interagiscono tra loro distruggendosi reciprocamente e convertendo la propria massa in energia (solitamente sotto forma di radiazione elettromagnetica). Per questo l'antimateria è così rara nel nostro mondo. Data la predominanza della materia ordinaria, ogni antiparticella finisce inevitabilmente per collidere con la rispettiva particella, e scompare.

Al giorno d'oggi, l'antimateria viene prodotta in quantità esigue nei grandi laboratori, con i cosiddetti"acceleratori di particelle", che sfruttano collisioni ad alta energia per materializzare coppie particella/antiparticella (in pratica, è il fenomeno opposto dell'annichilazione: creazione di coppie a partire da energia). Quantità ben più consistenti di antimateria vengono prodotte all'interno del Sole e di tutte le stelle. Nei loro nuclei, infatti, le temperature elevatissime permettono una serie di reazioni nucleari che producono antimateria in abbondanza.

Tra di loro, le particelle di antimateria si comportano in maniera molto simile alle particelle di materia. Per esempio, combinando un antiprotone con un antielettrone è possibile ottenere i cosiddetti atomi di antiidrogeno (l'idrogeno ordinario è costituito proprio da un protone e un elettrone). Questo esperimento è stato realizzato con successo qualche anno fa nei laboratori del CERN di Ginevra. Si potrebbe dunque pensare che possa esistere una specie di "mondoallo specchio", interamente composto di antimateria. In realtà, esistono minutissime differenze tra il comportamento della materia e dell'antimateria, impercettibili nei fenomeni ordinari, ma rilevanti sulla scala subatomica. In particolare, la materia sembra in qualche modo essere favorita nella competizione con l'antimateria. Forse, all'inizio della vita dell'Universo, materia e antimateria erano presenti in ugual numero, ma nel corso dell'evoluzione dell'Universo l'antimateria è del tutto scomparsa. La fisica che regola questi fenomeni non è in realtà ancora del tutto compresa, e sono in corso intensi studi volti a chiarire questo aspetto affascinante del nostro Universo.

LE QUATTRO FORZE FONDAMENTALI DELLA NATURA

L’intero Cosmo è regolato da 4 forze:

Gravità, Elettromagnetismo,
Interazione forte e debole.

Ora gli scienziati indagando sul loro
significato più profondo sperano di scoprire
che sono solo diverse manifestazioni
di un’unica forza universale.
Sono convinti infatti che esista
una superforza capace di
cambiare aspetto di volta in volta.

Il loro effetto è quello di attirare o respingere, ma mentre l’influsso di gravità e di elettromagnetismo si estende all’infinito, le altre due agiscono soltanto entro i ristretti confini del nucleo atomico.
Attorno a noi tutto si muove e cambia: il Sole nel cielo, le foglie sugli alberi, l’acqua nei fiumi, gli uccelli nell’aria, le rughe sul viso. Sono le forze a plasmare il mondo e a produrre i cambiamenti che osserviamo. Sono loro a dirigere qualsiasi processo fisico, chimico o biologico. Alcune forze agiscono per contatto, come il caldo su una palla, mentre altre, come la Luna sulle maree, paiono agire a distanza attraverso uno spazio vuoto.

A prima vista le forze sembrano essere molte e assai diverse tra loro, ma non è così.
Negli ultimi tre secoli i fisici si sono accorti che per spiegare ogni interazione tra corpi, ogni struttura che si possa osservare o creare nell’universo, bastano quattro forze:

la forza gravitazionale. la forza elettromagnetica e due forze che si manifestano solo dentro l’atomo, chiamate semplicemente ‘forte" e ‘debole".
MASSE IN MOVIMENTO
La gravità è la più familiare delle forze, essendo quella che ci tiene coi piedi per terra.

Benché l’uomo ne sia sempre stato consapevole, il suo ruolo come forza della natura non è stato pienamente riconosciuto fino alla pubblicazione della teoria della gravitazione di Newton, alla fine del Seicento.
Prima era diffusa l’idea aristotelica secondo cui tutti i corpi tendono al loro "luogo naturale". Che per i solidi e i liquidi è la terra e per questo cadono, mentre per i gas è il cielo. per cui salgono.Con Newton il motore del movimento diventa la gravità e la massa è la proprietà di ogni corpo che lo rende sensibile ad essa: più un corpo ha massa e più attrae altri corpi dotati di massa.

CALAMITE ED ELETTRICITA’
La forza elettromagnetica è la seconda delle quattro in familiarità.

E’ la forza che governa tutte le comodità della vita moderna: luce, tv, telefono, computer... ma è nota all’uomo fin dai primordi grazie ai fulmini. Inoltre, sì sapeva da millenni che alcuni materiali, come il vetro e l’ambra, emanano una forza d’attrazione se li si strofina.
Solo nel Settecento, però, l’americano Benjamin Franklin comprese che lo strofinio carica elettricamente i corpi.
La carica elettrica gioca, infatti, lo stesso ruolo della massa per la gravità: determina quanto un corpo sia sensibile alla forza elettromagnetica, cioè quanto sia attirato o respinto da altri corpi carichi.

Fino allora, forza elettrica e forza magnetica (quella esercitata dalle calamite e da altri materiali magnetizzati) erano però ritenute due fenomeni distinti. Finché nel 1820 il danese Christian Oersted ipotizzò che elettricità e magnetismo fossero intercambiabili e mostrò che un filo percorso da corrente elettrica agisce come un magnete. influenzando le bussole. Nel 1831, l’inglese Michael Faraday verificò l’opposto, cioè che dal movimento di un magnete si ricava elettricità.

Fu poi James Clerk Maxwell. nel 1873 a trovare anche la conferma matematica: un insieme di equazioni che descrivono contemporaneamente il comportamento di elettricità e magnetismo.

COLLANTE NUCLEARE
Le forze nucleari forte e debole ci sono meno familiari perché. a differenza di gravità ed elettromagnetismo, la cui influenza si estende all’infinito, il loro raggio d’azione è limitato alle dimensioni dei nuclei atomici. Più in là non sono avvertibili.

Ecco perché queste due forze sono state scoperte solo recentemente. D’altra parte, finché si pensava che il nucleo atomico fosse fatto di protoni (con carica positiva) e di elettroni (con carica negativa) sembrava ragionevole supporre che la reciproca attrazione elettromagnetica bastasse a spiegare la stabilità del nucleo: dopo il 1930. però. quando il modello di atomo ispirato da Rutherford e Bohr fu definitivamente accettato (un nucleo di protoni e neutroni attorno al quale ruotano gli elettroni), si dovette riconoscere con sgomento che non si sapeva spiegare cosa tenesse insieme il nucleo: i protoni si sarebbero dovuti infatti respingere tra loro. Poiché l’interazione gravitazionale era troppo debole perché abbia degli effetti su scala atomica. si concluse che doveva esistere un’interazione nucleare ancora sconosciuta ma molto intensa, che per questo fu battezzata "forza forte". E’ questa forza a cortissimo raggio che tiene uniti i quark all’interno dei protoni e dei neutroni, e riesce a tenere stipati insieme protoni e neutroni nei nuclei atomici.

DECADIMENTI RADIOATTIVI
La forza forte non bastava però a spiegare tutti i modi in cui i nuclei a volte si scindono, per esempio in alcuni casi di decadimento radioattivo (in particolare un fenomeno definito "decadimento beta"). Doveva quindi esserci un’ulteriore forza che, all’occasione. riusciva a trasformare un protone in un neutrone e viceversa. Senza questa forza, le reazioni nucleari non sarebbero possibili, nemmeno quelle che alimentano il Sole. Il primo a descriverla matematicamente fu l’italiano Enrico Fermi, nel 1934 e per contrasto con la forza nucleare forte la si chiamò "debole".

Negli ultimi decenni i tisici hanno scoperto che, come la massa determina la sensibilità di una particella alla gravità e la carica elettrica la sua sensibilità all’elettromagnetismo, così una particella può essere dotata di una "carica debole" (detta anche ‘sapore") e di una "carica forte" (o "colore") che determinano la sua sensibilità rispettivamente alla forza debole e alla forza forte.

DISPARITÀ
Al di la del fatto che queste proprietà sono state accuratamente misurate dai fisici in laboratorio, nessuno ha ancora trovato una spiegazione del perché il nostro universo sia composto di particelle con queste particolari masse e cariche e del perché le forze sì differenzino cosi tanto in intensità

DEBOLISSIMA GRAVITA'
Gli esperimenti hanno dimostrato. per esempio, che la forza forte è circa cento volte più tenace della forza elettromagnetica e addirittura centomila volte più forte di quella debole.
Al contrario, a livello di particelle singole, la gravità è una forza praticamente impercettibile, più debole della forza elettromagnetica di un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di volte (1 seguito da 36 zeri).

L’unica ragione per cui la forza elettromagnetica non sopraffà completamente la gravità e che anzi sia quest’ultima a essere di gran lunga la più conosciuta ed evidente, è che la maggior parte delle cose contiene un uguale numero di cariche elettriche positive e negative, le cui azioni attrattive e repulsive si cancellano a vicenda.
La gravità è invece sempre attrattiva (neppure l’antimateria avrebbe un effetto di repulsione gravitazionale), per cui la forza gravitazionale aumenta inesorabilmente all’aumentare della quantità di materia. Ne consegue che stelle e pianeti hanno una gravità enorme, così che possono attrarsi e restare reciprocamente legati anche a distanze di miliardi di chilometri.
Ed è proprio questo a rendere possibile l’esistenza stessa dell’universo.

sabato 8 marzo 2008

SUONI

Il vocabolo suono proviene dal latino "sonus", di origine indo-europoea.
Causa delle sensazioni acustiche, il suono consiste in vibrazioni di un mezzo elastico. Queste possono essere eccitate in tale mezzo o ad esso trasmesse dalle vibrazioni di un altro corpo, detto "sorgente sonora".
Tali vibrazioni sono onde elastiche longitudinali che si propagano nell’aria. Più semplicemente si può intendere il suono come una rapida compressione e rarefazione del mezzo in cui si propaga.
Per essere percepito correttamente dall’orecchio umano, il suono deve avere un’intensità superiore alla soglia di udibilità, e inferiore alla soglia del dolore; la sua frequenza deve essere compresa tra le 16 e le 20.000 vibrazioni al secondo.

Con il vocabolo suono s’intende anche la sensazione percepita dall’ orecchio umano, dovuta alle onde meccaniche che si propagano nell’aria o in altri mezzi elastici.


Con altro significato suono indica il fenomeno sonoro prodotto da strumenti musicali o anche da apparecchi di segnalazione acustica: si parla del suono del pianoforte o del violino; del dolce suono dell’arpa, del suono melodioso del flauto, ma anche del suono delle campane, del clacson, della sveglia.


Con altezza di un suono, si indica la frequenza maggiore - suoni alti, acuti - o minore - suoni bassi, gravi - del suono stesso. L’intensità di un suono, è invece l'intensità della sensazione sonora da esso provocata, in base alla quale si distinguono, soggettivamente, suoni forti, intensi o deboli.
Il timbro di un suono è un carattere difficilmente descrivibile se non si fanno esempi concreti; esso è legato all’armonia dei suoni, e distingue, per esempio, una stessa nota musicale emessa da diversi strumenti.



Il suono è un’onda elastica (ha bisogno di un mezzo per propagarsi), longitudinale (la perturbazione avviene parallelamente alla direzione di propagazione); per la sua esistenza sono, dunque, necessari una sorgente (corpo vibrante) e un mezzo elastico di propagazione (aria, acqua, ecc..).
Il suono è, quindi, un modo di trasmissione di energia meccanica che, irradiandosi dalla sorgente attraverso il mezzo di propagazione, arriva ai corpi riceventi.

Nell’ italiano letterario suono indica la capacità e l'atto di suonare strumenti musicali, di eseguire un motivo, un’aria musicale. L’uso di suono è riferito anche a sorgenti sonore diverse dalla voce umana o dagli strumenti musicali, soprattutto in espressioni in cui indica rumore.

La voce umana può avere un suono grave, caldo, dolce o stridulo. In linguistica, il suono articolato o semplicemente suono, è un’unità fonico-acustica del linguaggio orale.

Il vocabolo è stato sostituito in tempi recenti da termini più specifici, fono nell’ambito della fonetica e fonema in fonologia; si parla di suoni dell'italiano; di suoni nasali del francese, di suoni vocalici e consonantici.

CORSO DI BIOLOGIA PER I TEST DI MEDICINA

PROGRAMMA BIOLOGIA IN 10 LEZIONI (20 ore)

1. La cellula: dalla generazione spontanea alla teoria cellulare, procarioti ed eucarioti, autotrofi ed eterotrofi, i cinque regni,
La membrana cellulare: struttura e movimento delle sostanze
L’organizzazione del citoplasma: gli orfanelli cellulari
Mitosi e meiosi e i cicli vitali

2. Bioenergetica: metabolismo cellulare; la regolazione dei processi metabolici, le reazioni accoppiate, la glicolisi; la fermentazione alcolica; la respirazione aerobia; l’ossidazione dei lipidi e delle proteine; la fotosintesi; fotosintesi e fotorespirazione, la via del C4

3. Genetica: La genetica classica: le leggi di Mendel;il reincrocio, la citogenetica: altre relazioni di dominanza; effetti multipli di uno stesso gene, effetti dovuti a più geni; l’influenza dell’ambiente; geni associati e mappe cromosomiche, eredità legata al sesso; mutazioni nell’uomo e malattie a esse correlate; le mutazioni; alberi genealogici
Dal DNA alle proteine: l’identificazione del DNA come materiale ereditario; la doppia elica del DNA; la replicazione del DNA; la sintesi proteica; la regolazione dell’espressione genica

4 La genetica moderna e la biologia molecolare: la genetica microbica; il trasferimento di plasmidi; il trasferimento di geni mediante vettori:i virus e la trasduzione elementi gentici trasponibili; il rapporto tra geni e cancro l’ingegneria genetica; gli enzimi di restrizione; le tecniche per l’amplificazione del DNA; determinazione delle sequenze nucleotidiche e localizzazione dei segmenti specifici di DNA; il progetto menoma; le applicazioni della tecnologia del DNA ricombinante. Le impronte digitali del DNA; la clonazione.

5 Classificazione degli esseri viventi: La definizione di specie; I criteri per classificare; La nomenclatura binomia; Linneo ed il sistema binomiale; le categorie sistematiche; la fenetica e la cladistica. Sistematica dei principali phila animali e vegetali.

6 L’evoluzione degli esseri viventi: il problema dell’evoluzione; Lamarck e l’ereditarietà dei caratteri acquisiti; Darwin e la selezione naturale; due alternative a Darwin; la genetica delle popolazioni; le forze capaci di modificare le frequenze geniche; la speciazione; diffusione adattativi e convergenza evolutiva; le origini dell’uomo; l’evoluzione culturale; l’origine della vita.

7 IL CORPO UMANO: Tessuti ; sistema scheletrico; sistema nervoso; gli organi di senso; sistema endocrino

8 IL CORPO UMANO: sistema muscolare; sistema circolatorio e linfatico; sistema respiratorio; sistema digerente.

9 IL CORPO UMANO: sistema urinario; sistema immunitario; sistema riproduttivo e lo sviluppo

10 ECOLOGIA : le popolazioni; le comunità biotiche e le interazioni che le caratterizzano; la fissazione dell’azoto; gli ecosistemi; i cicli della materia: ciclo dell’acqua, del carbonio, dell’azoto, dello zolfo, del fosforo. La regolazione e la complessità degli ecosistemi, la biosfera.

Calendario corso di Biologia
Dalle ore 13.30 alle 15.30
1. Lunedì 31 marzo
2. Martedì 8 aprile
3. Martedì 15 aprile
4. Lunedì 21 aprile
5. Venerdì 2 maggio
6. Lunedì 12 maggio
7. Lunedì 19 maggio
8. Venerdì 30 maggio
9. Lunedì 2 giugno
10. Giovedì 5 giugno

GENIO ED UMORISMO Il padre del big bang: GEORGE GAMOW

George Gamow incarna splendidamente la figura dello scienziato eclettico e geniale dagli interessi nei rami di ricerca più diversi, dalla relatività alla meccanica quantistica, dalla cosmologia alla fisica nucleare passando, sorprendentemente, per la biologia e la genetica.

I suoi preziosi contributi gli hanno assicurato un posto di rilievo tra i grandi della scienza del ventesimo secolo, e il suo spirito gioviale e ricco di umorismo, accompagnato da un talento per la scrittura e la divulgazione piuttosto raro, ne fanno una delle figure più affascinanti di questo secolo. Il padre della bomba atomica americana, Edward Teller, aveva questa opinione di "Geo": "Gamow aveva una fertile immaginazione. Era un ragazzo simpaticissimo... Tirava fuori un'idea, la diffondeva e la considerava quasi un gioco. Era una persona deliziosa con cui lavorare."

A Gamow piaceva molto raccontare storie e parlare delle sue idee; non deve quindi destare meraviglia il fatto che abbia scritto ben venticinque libri, tra i quali il famosissimo Mr Tompkins in Paperback, ristampato ben diciannove volte nonostante all'inizio fosse stato respinto da una mezza dozzina di editori assai poco lungimiranti.

Georgij Antonovich Gamow nasce ad Odessa, sul Mar Nero, nel 1904 da genitori insegnanti. La madre viene a mancare quando il piccolo Geo ha nove anni, e sarà il padre a occuparsi interamente della sua educazione avviandolo alla musica e alle scienze.



L'avventura di Gamow nel mondo della fisica comincia nel 1923 all'Università di Leningrado dove si laurea nel 1928. Qui ha la fortuna di avere come guida Alexander Friedmann e quindi di veder nascere e sviluppare la cosmologia direttamente dal suo fondatore. Tuttavia, quando nel 1925 il maestro muore, Gamow abbandona la cosmologia per dedicarsi alla meccanica quantistica. E con eccellenti risultati.

Durante un viaggio in Europa conosce Born, Rutherford e Bohr e risolve, grazie a una brillante intuizione sull'effetto tunnel, il problema del decadimento alfa, fenomeno sperimentalmente osservato ma mai spiegato teoricamente. Di ritorno in patria viene accolto con grande calore e ammirazione e già considerato uno dei grandi esperti della meccanica quantistica nonostante la sua giovane età, appena ventiquattro anni!

All'inizio degli anni trenta la durezza del regime staliniano, che non lasciava libertà di ricerca e bloccava gli studiosi entro i confini nazionali, convince Gamow ad abbandonare la patria insieme alla giovane moglie Lyubov Vokhminzeva, sposata nel 1931. Per due volte tenta senza successo l'impresa, prima cercando di attraversare su un canotto il tratto di mare che separa la Crimea dalla Turchia, poi cercando di passare il freddo confine norvegese.

Ma i fallimenti non lo scoraggiano e la fortuna lo aiuta allorquando il governo sovietico lo delega al Congresso Solvay sulla fisica nucleare che si sarebbe tenuto a Bruxelles. È l'occasione giusta. Gamow, con la moglie spacciata per indispensabile segretaria grazie a un disguido della burocrazia sovietica, nel 1933 abbandona la patria in cui non farà più ritorno.

Il "traditore e criminale di stato" George Gamow approda in Europa dove rimane per un anno, poi accetta l'invito della George Washington University al di là dell'Atlantico, dove risiederà per circa quindici anni. In questo ambiente enuncia insieme a Teller la regola di selezione (oggi detta di Gamow-Teller) per il decadimento beta, e insieme a importanti collaboratori, tra i quali il premio Nobel Hans Bethe, getta le basi per la comprensione dei fenomeni nucleari all'interno delle stelle.

È proprio in questi anni che Gamow comincia a scrivere le avventure del curioso impiegato di banca Mr. Tompkins (Mr. Tompkins in Wonderland) che vengono pubblicate per la prima volta sulla rivista scientifica Discovery, riscuotendo un grande successo. Alla domanda di come facessero i suoi libri ad avere sempre tanta fortuna, Gamow soleva rispondere: "È un mistero così profondo che non so trovare la risposta".

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale Gamow lavora alla Divisione Alti Esplosivi della Marina Usa. Approderà a Los Alamos soltanto a guerra terminata, nel 1948. Questo non deve sorprendere più di tanto: nonostante fosse un esperto della teoria del nucleo atomico, Geo rimaneva pur sempre un russo, e per di più amante della conversazione!

Comunque i lavori teorici che portano alla costruzione della prima bomba H portano anche la sua firma. Nel periodo compreso tra la fine degli anni 1940 e gli inizi degli anni 1950 Gamow propone la teoria sua più fortunata e famosa, ossia la teoria del Big Bang (caldo). Il punto di partenza di questo lavoro di Geo è stato senza dubbio l'idea di universo in espansione nata dal vecchio maestro Friedmann, arricchita però da felici intuizioni di fisica nucleare. Nel lavoro intitolato "Space, the Big Ball of Fire" Gamow presenta la sua straordinaria teoria, che poi il celebre cosmologo Fred Hoyle ribattezzerà alquanto sarcasticamente Big Bang. Uno dei grandi successi della teoria di Gamow è stata la previsione dell'esistenza della radiazione di fondo cosmica, poi effettivamente scoperta nel 1965 da Penzias e Wilson.

Anche in occasione di ricerche così importanti Geo non perdeva mai la sua vena umoristica e in un lavoro del 1948 fatto con l'allievo Ralph Alpher, sempre sul Big Bang, convinse l'amico Bethe, di fatto non molto esperto di cosmologia, a firmare il lavoro in modo che esso potesse essere presentato alla comunità scientifica come teoria αβγ (Alpher Bethe Gamow).



Nel 1954 la curiosità di Gamow si dirige verso la biologia. Dopo aver letto un lavoro del biologo americano James Watson e del chimico inglese Francis Crick nel quale si presentava il corretto modello della molecola del DNA, Gamow propone un'importante teoria su come l'informazione genetica possa organizzarsi per creare la sequenza dei venti aminoacidi che formano le proteine. In onore al suo proverbiale umorismo, Geo presenta la sua teoria in un articolo firmato G. Gamow e C.G.H Tompkins! (da notare la finezza: le lettere c, g, e h sono le lettere che corrispondono alle costanti universali velocità della luce, costante di gravitazione universale e costante di Planck). Tuttavia questo lavoro viene alla luce con la sola firma di Gamow, perché i curatori della rivista nella quale sarebbe dovuto apparire non apprezzarono lo scherzo.

Grazie all'entusiasmo che circolava nella comunità scientifica in seguito alle sue idee, Gamow fonda successivamente l'RNA Tie Club, un gruppo di venti scienziati (uno per ogni aminoacido) dediti allo studio e alla diffusione di lavori sul problema della codifica del patrimonio genetico, le cui periodiche riunioni non disdegnano vino, birra e vodka.

La vena brillante di Geo si spegne il 19 agosto del 1968 nel Colorado, dove si era trasferito nel 1956. Un edificio del locale campus universitario porta oggi il suo nome.

Nonostante molte delle sue teorie si siano rilevate inesatte o quanto meno suscettibili di profonde revisioni, Gamow rimane una delle menti più fertili e versatili del panorama scientifico dell'ultimo secolo nonché, senza dubbio, una delle più divertenti.

"Oh sì. Sono piuttosto informato di queste cose" disse Mr Tompkins, sentendosi fiero, stavolta, di poter far sfoggio delle sue conoscenze. "Ti interessa saperne di più?" (da Le avventure di Mr Tompkins)

FRED HOYLE: il bastiancontrario della cosmologia

"Trovo più accettabile l'idea della creazione di un atomo di idrogeno all'anno che quella della nascita dell'Universo da un punto."

In questo secco commento sulle origini dell'universo è racchiuso molto del pensiero di uno degli scienziati più importanti e controversi del ventesimo secolo: Fred Hoyle.

L'astrofisico britannico, scomparso il 22 agosto del 2001 all'età di 86 anni, era conosciuto nel mondo della scienza per le sue idee affascinanti ma spesso piuttosto discutibili: per esempio la teoria dello stato stazionario, che Hoyle contrapponeva strenuamente all'idea che l'universo sia nato da un'immane esplosione partendo da uno stato iniziale singolare, teoria che lui ribattezzò sarcasticamente Big Bang; oppure la teoria della panspèrmia, secondo la quale le molecole organiche fondamentali per la vita sarebbero arrivate sulla Terra dalle profondità dello spazio, portate dalle comete.

Nella visione di Hoyle, le comete fungono da vettori cosmici che portano la vita da un capo all'altro della galassia, spargendo molecole organiche sui pianeti che incontrano nel loro cammino, dove è possibile che esse trovino le condizioni adatte per sviluppare organismi superiori.

Ma lo scienziato britannico era conosciuto anche dal grande pubblico grazie alla sua prolifica vena di scrittore di fantascienza e a una serie di trasmissioni radiofoniche dei primi anni 1950 nelle quali parlava della natura dell'universo e proponeva le sue idee. In occasione di una di queste trasmissioni Hoyle disse che avrebbe scommesso sul fatto che da qualche parte nella nostra galassia potesse esistere una squadra di cricket in grado di sconfiggere la fortissima squadra australiana (quella che, puntualmente, le suonava tutte le volte alla controparte inglese).

Nell'ultimo di questi interventi radiofonici, Hoyle attaccò il modello cosmologico proposto da Gamow, e se ne uscì ribattezzandolo con quel termine che forse neanche lui poteva immaginare potesse riscuotere tanto successo e con il quale ancor oggi identifichiamo quella teoria: Big Bang.

IL PIU' GRANDE ERRORE DI EINSTEIN?

Cosa nasconde la misteriosa energia che spinge l’Universo a espandersi ancora più rapidamente? Attualmente la scienza non riesce a spiegarne la natura e le caratteristiche. Si sa che, nel caso esista, il suo effetto è contrario alla forza di gravità: la gravità attira due corpi in virtù della rispettiva massa, questa energia li respinge. Nonostante tutti i punti interrogativi che ancora attendono risposte, questa teoria vanta un passato illustre. Infatti fu introdotta nel 1917 dal grande Albert Einstein che la definì “costante cosmologica”, per risolvere un problema spinoso. All'epoca infatti non era ancora stata avanzata l’ipotesi del Big Bang: si riteneva che l'Universo fosse statico e di conseguenza, per effetto della forza di gravità, era destinato a collassare su se stesso. Era quindi necessaria una energia, associata allo spazio vuoto, in grado di compensare l’attrazione esercitata dalla forza di gravità. Quando, più tardi, le osservazioni di Edwin Hubble dimostrarono che vivevamo in un Universo in espansione, Einstein ripudiò la costante cosmologica.




Ma ora il risultato presentato dagli astrofisici statunitensi ripropone sul palcoscenico mondiale l'esistenza di questa energia, la costante cosmologica, che quindi, se confermata, rappresenterebbe una scoperta importantissima in grado di ridisegnare i contorni del nostro Universo. Per quanto suggestivo questo risultato non è, però, nuovo. Nei corridoi degli istituti di ricerca già da tempo circolano i dati relativi a supernove che vanno nella direzione dell’esistenza di una costante cosmologica non nulla. Un paio di anni fa un’analisi di dati, sempre condotta da Riess, aveva mostrato discrepanze rispetto alle aspettative. E per questo erano state formulate diverse ipotesi fra cui anche l’esistenza di questa energia che pervade tutto l’Universo. Ma la cautela è d’obbligo dal momento che le uniche indicazioni che spingono verso una costante cosmologica diversa da zero sono proprio le misure sulle supernove, vicine o lontane che siano. Quindi il mondo scientifico invita alla calma, ed è doveroso attendere ulteriori conferme.

mercoledì 5 marzo 2008

MORGAN E Drosophila

Il genere Drosophila fu classificato all’inizio del XIX secolo; la specie più nota, Drosophila melanogaster, venne descritta verso la metà del secolo ed è probabilmente originaria delle regioni tropicali. Quasi sicuramente giunse in Europa e negli Stati Uniti in seguito all’importazione delle banane.

Il piccolo insetto comparve fra il 1900 ed il 1901 presso l’Università di Hardward, dove C.W.Woodworth vi si dedicò e suggerì a W. Castle che si trattava di un organismo particolarmente adatto per studi in campo genetico.

Castle, con un gruppo di collaboratori, avviò così una ricerca sugli effetti degli incroci ripetuti fra i moscerini.

L’utilizzo in laboratorio di questo insetto, ben presto si rivelò effettivamente adatto alle ricerche di genetica, in quanto l’allevamento risultava molto economico, richiedeva poco spazio (in un primo tempo i moscerini vennero addirittura allevati nelle bottiglie vuote del latte che i suoi collaboratori, soprannominati "i ragazzi di Morgan", passavano casa per casa a prelevare ) e soprattutto era possibile ottenere numerosi incroci in breve tempo (da 2 a 3 settimane).

Intorno al 1908, anche Morgan cominciò a lavorare su Drosophila; infatti, in un primo tempo, aveva condotto le sue ricerche sui ratti, ma ben presto li abbandonò a causa dell’elevato costo, dei cicli riproduttivi troppo lunghi e della facilità con cui venivano colpiti da infezioni. Fu probabilmente Frank Lutz, un genetista della Stazione per l’Evoluzione Sperimentale di Washington a Cold Spring Harbor e collaboratore di Castle, a presentargli lo studio del moscerino.

Egli era, però, molto restio ad accettare l’ipotesi che i cromosomi fossero alla base dell’eredità, ed infatti, in accordo con la posizione di Driesch (con cui mantenne sempre un contatto epistolare), era contrario all’idea di preformismo sostenuta con fervore da Wilson.

Scriveva Morgan nel 1909: "Dato che il numero di cromosomi è relativamente piccolo ed i caratteri dell’individuo sono molto numerosi, ne segue in teoria, che molti caratteri dovrebbero mendelizzare insieme. Confermano i fatti questo requisito dell’ipotesi? A me sembra di no.[…] Se i caratteri mendeliani sono dovuti alla presenza o all’assenza di uno specifico cromosoma, come assume l’ipotesi di Sutton (*), come possiamo spiegare il fatto che i tessuti e gli organi di un animale differiscono uno dall’altro mentre contengono lo stesso complesso cromosomico?"(**)

Morgan costituì un piccolo gruppo di scienziati, che portò avanti la ricerca con grande passione.

Il piccolo laboratorio presso la Columbia University, soprannominato "la stanza delle mosche", era una stanzina piena di tavoli, microscopi e bottiglie di coltura dei moscerini.

Qui cominciarono a lavorare Calvin B. Bridges e Alfred H. Sturtevant. Ospite frequente era poi Hermann J. Muller, ancora studente, che mantenne sempre un rapporto conflittuale di odio e amore nei confronti degli altri ricercatori. Era nato il "Drosophila Group".

Il laboratorio era frequentato da ricercatori, studenti, interni post-dottorato e diversi visitatori.

Proprio da qui le idee sarebbero comparse una dopo l’altra con una carica esplosiva, e proprio qui gli esperimenti si sarebbero susseguiti in modo continuo, portando ad una serie di scoperte, ipotesi e teorie.

Il lavoro era condotto attraverso una stretta collaborazione fra tutti i membri del gruppo ed ogni giorno regnava l’entusiasmo, non senza senso critico e apertura mentale, una rara qualità.

Gli scambi erano continui e, ogni volta che nasceva una nuova idea o si otteneva un nuovo risultato, la discussione interessava tutto il gruppo ed era condotta con un tale fervore da dimenticare chi per primo vi era giunto.

Il primo aspetto da verificare era il legame fra la distanza dei fattori sul cromosoma ed il grado di associazione dei caratteri.

Durante un’intensa notte di lavoro, Sturtevant costruì un modello che mette in relazione la frequenza dei cross overs nel cromosoma con la distanza relativa dei fattori sul cromosoma stesso; anzi, la frequenza dei cross overs permette di calcolare la distanza dei due fattori sul cromosoma.

Il modello realizzato da Sturtevant permise, in pochi anni, di giungere a definire particolari associazioni dei geni anche sugli altri tre cromosomi di Drosophila (detti autosomi e presenti in duplice copia, a differenza del cromosoma X).

Nel 1915, Morgan, Bridges, Sturtevant e Muller pubblicarono "The Mechanism of Mendelian Heredity", che proponeva gli studi condotti su Drosophila come una chiave di lettura dei sistemi genetici e che poneva le basi per la mappatura dei geni.

Questi risultati, però, dovevano ancora sfidare la critica della comunità scientifica: ci vollero altri dieci anni, caratterizzati da continue scoperte, ma anche da polemiche, perché queste scoperte trovassero il consenso generale dei genetisti.

Il lavoro del "Drosophila Group" proseguì per circa venti anni nel laboratorio della Columbia University e da lì si propagò nelle università del resto del mondo, dove si continuavano a trovare nuovi mutanti.

Un po’ per volta vennero definite le leggi della genetica classica e si giunse al modello della "collana di perle" secondo cui i geni si dispongono sui cromosomi uno dopo l’altro come le perle sul filo di una collana.

IL QUINTO SAPORE:L'UMAMI (il sapido)

Non è vero che sentiamo solo quattro sapori. Ve ne è un quinto, il più importante per la cucina e si chiama umami.
Tutti abbiamo studiato che l’uomo è in grado di percepire, mediante appositi recettori, quattro sapori fondamentali (dolce, salato, amaro ed acido), mentre le altre sensazioni gustative (metallico, basico, allappante, piccante ecc.) sarebbero solo combinazioni delle prime.
Questa nozione è sbagliata. Studi più approfonditi hanno stabilito che noi disponiamo di recettori per un quinto sapore, il più importante di tutti in cucina, che è il sapore di… saporito! Non è un sapore nato nell’uomo dalla ricerca del buon gusto, perché i recettori si ritrovano anche nel gatto il quale, per altro, non ha recettori per il dolce; il cane possiede recettori per il dolce, ma è del tutto indifferente alla saccarina, il che ci fa comprendere come siano necessari ulteriori studi sull’ argomento del gusto. È del tutto verosimile che i recettori servano ad orientare l’animale verso sostanze utili per il corpo.
Vediamo come si è giunti a scoprire il quinto sapore.
Nel 1908 il chimico giapponese Ikeda isola l’acido glutammico da un brodo di alghe marine konbu che ne contengono in grande quantità e lo indica come la fonte di un sapore che chiamò umami. Già nel 1909 il sale di sodio del glutammato (MSG), che rende l’acido stabile e maneggevole, viene posto in commercio come condimento e la produzione attuale si avvia al milione di tonnellate annue. Nel 1913 gli studi vengono proseguiti da Kodama il quale scopre che nucleotidi del tipo “GMP ciclico” derivanti dalla fermentazione dell’acido ribonucleico e contenuti nel tonno essiccato e nei funghi secchi shiitake , forniscono il sapore umami. Scopre anche che la sinergia tra MSG e GMP intensifica di molto il sapore. Nel 1985 il gusto umami viene scientificamente riconosciuto come “gusto base” autonomo e nel 2001 viene scoperta la specifica proteina che funge da recettore. Dal 2002 il termine umami indica ufficialmente il sapore di MSG +GMP.
Noi consumiamo queste sostanze nei dadi per brodo che contengono MSG e nucleotiti sotto forma di guanilato disodico (GMP) e inosinato disodico (IPM) e sono quindi i principali fornitori di sapore umami per gli alimenti che già non ne contengano a sufficienza. Le salse, a partire dal garum latino e fino alla salsa di soia e alla nostra pasta di acciughe, sono dei concentrati di queste sostanze.
Gli studiosi, tra cui l’italiano Garattini, hanno accertato che il glutammato stimola un’area celebrale diversa da quella coinvolta dagli altri gusti e che, come l’acido glutammico, eccita i neurotrasmettitori del gusto. Esso è utile nelle diete degli anziani e di persone in chemioterapia, rinforza le difese immunitarie, consente di ridurre talmente il sale da aversi una riduzione del 30-40% nell’apporto di sodio, pur calcolandone il 12,3% contenuto nello MSG. Questo amminoacido è essenziale per il corpo umano (che ne sintetizza circa 50 gr ogni giorno) tanto che il latte materno ne contiene il quintuplo del latte di mucca.
Infine gli studi hanno dimostrato che la famigerata “Sindrome da ristorante cinese”, se esiste, non è dovuta al glutammato, la cui colpa è una pura leggenda metropolitana (in realtà pare chi sia dovuta all’eccesso di fritti nei ristoranti cinesi in Occidente); attualmente tutte le organizzazioni competenti considerano lo MSG privo di specifica pericolosità, come sale, zucchero, calcio, ecc.
Ma veniamo all’aspetto culinario. Gli studi citati hanno fatto scoprire il perché della sapidità di molti piatti nostrani anche senza l’aggiunta esaltatori. La cucina italiana, oltre a molte erbe aromatiche che concorrono a stimolare il gusto, usa prodotti ad alto contenuto di umami. Primo fra tutti il parmigiano che supera ogni altro condimento con circa 9 grammi di glutammato, legato con altre proteine, per ogni 100 grammi di formaggio, il che spiega perché venga usato in una infinità di ricette. Mentre le carni si attestano attorno ai 2-3 grammi, i piselli superano i 5 gr. e si comprende perché i bambini li preferiscano agli spinaci con soli 0,3 gr.! L’universale gradimento della pizza può essere spiegato proprio con il fatto che essa è condita con prodotti ad alto contenuto di umami. I pomodori maturi contengono tanto glutammato libero quanto la salsa di soia, la mozzarella non è da meno e le acciughe dànno l’apporto finale. La stagionatura dei formaggi, l’adeguata frollatura delle carni, sono pure essenziali per una buona cucina.
Chi desiderasse approfondire l’argomento troverà sul sito italiano www.umami.it una esauriente tesi del dr. Tomaso Papi, borsista presso il C.R.I.S.M. (Centro Ricerche Interdipartimentale delle Scienze del Mare) di Cesenatico.

lunedì 3 marzo 2008

Compiti per il 4 marzo I classico B

Studiare fino a pag. 316 esclusa la sinapsi.

domenica 2 marzo 2008

DOMANDE COMPITO ASTRONOMIA

1. Seconda legge di Keplero: enunciato e conseguenze
2. Il reticolato geografico e le coordinate geografiche
3. Spettro di emissione continuo
4. Unità di misura delle distanze stellari, definizioni e campo di applicazione
5. I neutrini solari (5-10 righe)
6. La sequenza principale del diagramma H-R
7. Le pulsar (minimo 5 righe)
1. Prima legge di Keplero: enunciato e conseguenze
2. L’esperimento di Guglielmini
3. Le fasi lunari
4. I buchi neri (minimo 5 righe)
5. La sequenza principale del diagramma H-R
6. Magnitudine apparente delle stelle (5-10 righe)
7. Stelle doppie spettroscopiche
1. La precessione degli equinozi
2. Metodi di orientamento con le stelle (minimo 5 righe)
3. Morfologia della superficie lunare (5-10 righe)
4. Descrizione di un metodo per calcolare una distanza stellare
5. Il nocciolo solare
6. Le classi spettrali (5 righe)
7. Le nane bianche (minimo 5 righe)
1. Equinozi e solstizi
2. Forma della Terra (min 10 righe)
3. La temperatura delle stelle: come si valuta, temperatura superficiale e del nocciolo
4. Le fasi di una stella dalla nascita alla sequenza principale
5. Le Cefeidi
6. I pianeti interni del sistema solare
7. Natura della luce